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Una casa su misura

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Il 2016 più che mai è stato per me un anno di svolte avendo per la prima volta in vita mia firmato un contratto di affitto a mio nome. Sembravo una bambina quando a giugno ho appeso il mio cognome sulla cassetta delle lettere! Una banalità per molti, una conquista per me.

Quando ho iniziato la ricerca del MIO nido, le esigenze che ho avuto divergevano completamente da quelle che immaginavo. Mi immaginavo di guardare le spese mensili, di richiedere un locale con una camera e non troppo vecchiotto. In realtà sono altre le cose che ho dovuto valutare. Se non si ha mai avuto a che fare con delle disabilità, o con malattie invalidanti, si cerca qualcosa che ci possa piacere e basta. Ma io ho dovuto guardare oltre.

Mi sono rivolta ad agenti immobiliari che mi guardavano attoniti quando sottolineavo frasi del tipo: “Ma qui c è troppo poco spazio tra la doccia e l’entrata del bagno! Una sedia a rotelle non ci passerebbe!” Oppure: “Al primo piano senza ascensore? Assolutamente no visto che molto spesso non ce la faccio a scendere!” Oppure: “Guarda, mamma! Ti immagini me in questa doccia? Casco, c’è la tendina, sbatto la testa nel muro troppo attaccato e muoio?”. Ecco, diciamo che io vivo molto di fantasia ma realmente ho visto la non discrezione negli occhi di chi avevo di fronte. Ho visto persone guardarmi con il punto interrogativo che gli usciva dalle orecchie: comprensibile visto che non ho disabilità evidenti se non un gran senso di stordimento (ma quello secondo me mi apparteneva già dalla nascita!).

Comunque sia, il MIO appartamento doveva rispettare dei punti fondamentali (oltre che avere un prezzo contenuto).

  • Primo requisito: NIENTE SCALE, soprattutto se senza ascensore.

Già, pur non avendo disabilità visibili, le scale restano un grosso problema per me, soprattutto in discesa quando le gambe spesso cedono e rischio di appoggiare violentemente il mio fondoschiena, che, pur essendo in carne, si farebbe molto molto male.

  • Secondo requisito: PARCHEGGIO ACCESSIBILE e NON LONTANO dall’ingresso.

Per quanto io mi ostini per pigrizia a riempire mani, piedi, dita, testa, a volte anche denti, di borse della spesa o di cose da portare dentro casa o alla macchina, cerco sempre di pensare che un tragitto più corto eviterebbe un sovraccarico di pesi e di energie, soprattutto in giornate di pioggia dove l’equilibrio instabile è ancora più precario o se la mia disabilità dovesse aumentare.

  • Terzo requisito: DOCCIA con un box rigido e non la tendina floreale che molti appartamenti propongono. (Nulla contro gli ornamenti floreali eh?)

Ecco. Mi immagino già sotto la doccia, con il mio equilibrio “da funambola”, a cantare e a ballare, come faccio spesso, e a perdere l’equilibrio (cosa che accade quotidianamente e nei momenti più disparati). Mi attacco alla tendina alla Tarzan e concludo sfondando il pavimento. Anche no. Box doccia un po’ rigido che mi permetta di appoggiare le mani e di reggermi quando mi rendo conto che non ho piedi palmati ne ventose che possano reggermi su un piatto bagnato.

  • Quarto requisito: SPAZI piccoli ma LARGHI con porte d’entrata fatte sia per chi come me non è anoressica, che per: “un giorno non si sa mai”.

Questo ultimo punto è uno tra i più difficili da scrivere, ma mi hanno sempre insegnato a guardare in faccia la realtà, anche se è dura. Cerco di giustificare la cosa dando la colpa al mio fisico non minuto, ma realmente, in una piccolissima anticamera del cervello, quell’immagine si è creata e quella paura è arrivata. Almeno una volta. E se mai dovessi finirci sulla sedia a rotelle, casa mia DEVE essere agibile, per me e per chi verrà a trovarmi perché il mio mondo deve essere accogliente, a chi sclera e a chi no.

Per cui, mi tolgo dalla testa un pensiero così scomodo ma purtroppo molto vivo e spesso anche molto tabù, e vado a sistemare i 39 mq dell’appartamento che ho preso in affitto. Piccolo, ma abbastanza funzionale e come inizio direi che mi basta. Migliorie? Arredamento? Altre accortezze? Sì, certo, ogni giorno ne trovo qualcuna, ma di quello ci sarebbe molto da scrivere ancora, magari alla prossima puntata!

“E intanto i giorni passano, ed i ricordi sbiadiscono… e le abitudini cambiano….”

 

 

 

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